L’Ara Pacis: dall’altare della Pace al Museo
Il monumento palinsesto e la prima opera di architettura nel centro storico di Roma dalla caduta del Fascismo ai nostri giorni.
Inquadramento storico e topografico
La dedicatio dell'Ara Pacis, la sua inaugurazione, ebbe luogo il 30 gennaio del 9 a.C.
"Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il Senato decretò che si dovesse consacrare un'ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio".
E' con queste parole che Augusto nelle Res Gestae, suo testamento spirituale, ci ha tramandato la volontà del Senato di costruire un altare alla Pace, a seguito delle imprese da lui portate a termine a nord delle Alpi, tra il 16 e il 13 a.C., tra cui l'assoggettamento dei Reti e dei Vindelici, il controllo definitivo dei valichi alpini, la visita alla Spagna finalmente pacificata, la fondazione di nuove colonie e l'imposizione dei nuovi tributi. Sembra, stando alla testimonianza dello storico Cassio Dione (LIV, 25.3), che in un primo momento il Senato avesse proposto di edificare l'altare all'interno della sua stessa sede, la Curia, ma l'idea non ebbe seguito e fu preferito il Campo Marzio settentrionale, di recente urbanizzazione: nella stessa zona infatti, prossima al confine sacro della città (pomerium), quindici anni prima Ottaviano aveva voluto edificare il suo Mausoleo, la tomba dinastica, e, preso il titolo di Augusto, si apprestava a costruire, contemporaneamente all'Ara Pacis, il grande orologio solare che da lui avrebbe preso il nome, l'Horologium o Solarium Augusti.
L'altare dedicato alla pace veniva così a trovarsi, non a caso, al centro del vasto pianoro sul quale tradizionalmente si svolgevano le manovre dell'esercito, della cavalleria e, in tempi più recenti, le esercitazioni ginniche della gioventù romana.
Introduzione al sito oggetto della visita
Il 20 gennaio 1937 si iniziò a prendere in esame la possibilità di ricostruire l'altare; scartata l'ipotesi di ricomporre l’altare in situ, dal momento che ciò avrebbe comportato la demolizione del palazzo Fiano-Almagià, vennero proposte la ricostruzione nel Museo delle Terme, la realizzazione di un Museo ipogeo presso l'Augusteo, la ricostruzione dell'Ara Pacis su via dell'Impero. Ma fu Mussolini a decidere la ricostruzione dell'Ara nei pressi del Mausoleo di Augusto, "sotto un porticato" tra via di Ripetta e il Lungotevere. Come è noto, l'Ara Pacis venne ricostruita all'interno di un padiglione su via di Ripetta in meno di un anno e mezzo. Il progetto definitivo, presentato al Governatorato nel novembre 1937, non fu interamente rispettato in fase esecutiva, probabilmente per il grande ritardo accumulato nella realizzazione dei lavori. Infatti alla Ditta Vaselli, vincitrice della gara per la realizzazione del contenitore, venne consegnato il cantiere solo a pochi mesi dal 23 settembre, data fissata per l'inaugurazione dell'Ara Pacis e a Morpurgo, progettista del padiglione, non restò che accettare la semplificazione del progetto: cemento e finto porfido furono impiegati in luogo del travertino e del marmo pregiato, mentre il ritmo e l'andamento dei pilastri, sia in facciata che lateralmente, vennero cambiati.
Alla base del compromesso ci fu un'intesa non scritta, tra architetto e Governatorato, di ritenere provvisoria la sistemazione e di rimettere mano alla teca dopo l'inaugurazione. Ma la somma richiesta, l'incertezza dei tempi e la guerra già nell'aria renderanno irrealizzabile quanto programmato.
Negli anni del conflitto le vetrate furono rimosse e il monumento protetto da sacchetti di pozzolana, sostituiti in seguito da un muro paraschegge. Solamente nel 1970 la teca fu ripristinata.
Il progetto per il nuovo complesso museale dell'Ara Pacis è stato redatto da Richard Meier & Partners Architects, studio statunitense a cui si devono alcuni dei più notevoli musei della seconda metà del Novecento. La cantierizzazione del progetto è stata assegnata all'italiana Maire Engineering ed è curata, per l'Amministrazione comunale, dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali e dall'Ufficio Città Storica. L'edificio, rimasto sostanzialmente inalterato, è stato concepito per essere permeabile e trasparente nei confronti dell'ambiente urbano, senza compromettere la salvaguardia del monumento. Un organismo ad andamento lineare che si sviluppa secondo l'asse principale nord-sud e si articola in aree scoperte, ambienti completamente chiusi e in zone chiuse, ma visivamente aperte alla penetrazione della luce.
Informazioni
Info e prenotazioni allo 06 06 08
tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00
G. Moretti, Ara Pacis Augustae, 1946.
E. Simon, Ara Pacis Augustae, 1967.
P. Adorno, L'arte italiana, volume primo-tomo primo, G. d'Anna, 1985.
R. Bianchi Bandinelli e M. Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.
Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Verona 1975.
AA.VV., Richard Meier: il Museo dell'Ara Pacis, Milano 2007.
Federico Del Prete, Ara Pacis, Punctum, Roma 2006.
Zètema Progetto Cultura